Sinassario

Nel Grande e Santo Mercoledì si ricorda l'unzione da parte della peccatrice. Questo tema dell'unzione ha una importanza grandissima, in quanto è già un annuncio della sepoltura di Gesù. La peccatrice con la sua unzione anticipa l'imbalsamazione del corpo vivificante del Signore. È il Signore stesso che attribuisce all'unzione della peccatrice questo grande significato, che dovrà essere ricordato fino alla fine dei tempi. Il contatto con Gesù salva in un modo totale e illumina la peccatrice, che prima era immersa nei piaceri della notte e sprofondava nell'abisso del male.

La Liturgia di questo giorno mette in luce il contrasto tra il gesto generoso della peccatrice e il tradimento di Giuda. Questa donna cosparge di un profumo preziosissimo colui che è l'Unto d'Israele e con le sue lacrime, oltre a lavare i piedi del Salvatore, lava e cancella anche i suoi peccati, perché molto ha amato. Invece Giuda vuole speculare su questo gesto d'amore e fa dei conti sull'unguento della peccatrice, lui che stava per vendere l'Unto di Dio. Giuda che aveva respirato la grazia di Gesù, si separa da lui per l'invidia e per l'amore del danaro; mentre una donna peccatrice, confessando con le sue lacrime i peccati, diventa una mirofora ancor prima della sepoltura del Signore. Questa è la grandezza della conversione!

Vangelo

(Nel Vespro e Liturgia dei Presantificati)

Matteo 26,6-16

 Mentre Gesù si trovava a Betània, in casa di Simone il lebbroso,  gli si avvicinò una donna con un vaso di alabastro di olio profumato molto prezioso, e glielo versò sul capo mentre stava a mensa.  I discepoli vedendo ciò si sdegnarono e dissero: «Perché questo spreco?  Lo si poteva vendere a caro prezzo per darlo ai poveri!».  Ma Gesù, accortosene, disse loro: «Perché infastidite questa donna? Essa ha compiuto un'azione buona verso di me.  I poveri infatti li avete sempre con voi, me, invece, non sempre mi avete.  Versando questo olio sul mio corpo, lo ha fatto in vista della mia sepoltura.  In verità vi dico: dovunque sarà predicato questo vangelo, nel mondo intero, sarà detto anche ciò che essa ha fatto, in ricordo di lei».
 Allora uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdoti  e disse: «Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d'argento.  Da quel momento cercava l'occasione propizia per consegnarlo.

Epistola

(Nel Vespro e Liturgia dei Presantificati)

LETTURE:

Esodo 2,11-22

 In quei giorni, Mosè, cresciuto in età, si recò dai suoi fratelli e notò i lavori pesanti da cui erano oppressi. Vide un Egiziano che colpiva un Ebreo, uno dei suoi fratelli.  Voltatosi attorno e visto che non c'era nessuno, colpì a morte l'Egiziano e lo seppellì nella sabbia.  Il giorno dopo, uscì di nuovo e, vedendo due Ebrei che stavano rissando, disse a quello che aveva torto: «Perché percuoti il tuo fratello?».  Quegli rispose: «Chi ti ha costituito capo e giudice su di noi? Pensi forse di uccidermi, come hai ucciso l'Egiziano?». Allora Mosè ebbe paura e pensò: «Certamente la cosa si è risaputa».  Poi il faraone sentì parlare di questo fatto e cercò di mettere a morte Mosè. Allora Mosè si allontanò dal faraone e si stabilì nel paese di Madian e sedette presso un pozzo.
 Ora il sacerdote di Madian aveva sette figlie. Esse vennero ad attingere acqua per riempire gli abbeveratoi e far bere il gregge del padre.  Ma arrivarono alcuni pastori e le scacciarono. Allora Mosè si levò a difenderle e fece bere il loro bestiame.  Tornate dal loro padre Reuel, questi disse loro: «Perché oggi avete fatto ritorno così in fretta?».  Risposero: «Un Egiziano ci ha liberate dalle mani dei pastori; è stato lui che ha attinto per noi e ha dato da bere al gregge».  Quegli disse alle figlie: «Dov'è? Perché avete lasciato là quell'uomo? Chiamatelo a mangiare il nostro cibo!».  Così Mosè accettò di abitare con quell'uomo, che gli diede in moglie la propria figlia Zippora.  Ella gli partorì un figlio ed egli lo chiamò Gherson, perché diceva: «Sono un emigrato in terra straniera!».

Giobbe 2,1-10

 Quando un giorno i figli di Dio andarono a presentarsi al Signore, anche satana andò in mezzo a loro a presentarsi al Signore.  Il Signore disse a satana: «Da dove vieni?». Satana rispose al Signore: «Da un giro sulla terra che ho percorsa».  Il Signore disse a satana: «Hai posto attenzione al mio servo Giobbe? Nessuno è come lui sulla terra: uomo integro e retto, teme Dio ed è alieno dal male. Egli è ancor saldo nella sua integrità; tu mi hai spinto contro di lui, senza ragione, per rovinarlo».  Satana rispose al Signore: «Pelle per pelle; tutto quanto ha, l'uomo è pronto a darlo per la sua vita.  Ma stendi un poco la mano e toccalo nell'osso e nella carne e vedrai come ti benedirà in faccia!».  Il Signore disse a satana: «Eccolo nelle tue mani! Soltanto risparmia la sua vita».
 Satana si allontanò dal Signore e colpì Giobbe con una piaga maligna, dalla pianta dei piedi alla cima del capo.  Giobbe prese un coccio per grattarsi e stava seduto in mezzo alla cenere.  Allora sua moglie disse: «Rimani ancor fermo nella tua integrità? Benedici Dio e muori!».  Ma egli le rispose: «Come parlerebbe una stolta tu hai parlato! Se da Dio accettiamo il bene, perché non dovremo accettare il male?».
In tutto questo Giobbe non peccò con le sue labbra.

Inni

Idù, o Ninfios èrchete
(Tropario mesonittico)

δοὺ ὁ Νυμφίος ἔρχεται ἐν τῷ μέσῳ τῆς νυκτός, καὶ μακάριος ὁ δοῦλος, ὃν εὑρήσει γρηγοροῦντα, ἀνάξιος δὲ πάλιν, ὃν εὑρήσει ῥαθυμοῦντα. Βλέπε οὖν ψυχή μου, μὴ τῶ ὕπνω κατενεχθής, ἵνα μῄ τῶ θανάτω παραδοθής, καὶ τῆς βασιλείας ἔξω κλεισθής, ἀλλὰ ἀνάνηψον κράζουσα. Ἅγιος, Ἅγιος, Ἅγιος εἶ ὁ Θεός ἡμῶν, δυνάμει τοῦ Σταυροῦ σου σῶσον ἡμᾶς.

Idù, o Nimfios èrchete en dò mèso tis nictòs. kiè makàrios  o dhùlos, on evrìsi grigorùnda; anàxios de pàlin, on evrisi rathimunda. Vlèpe un psichi mu, mi to ipno katenechthis, ina mi to thanàto paradothis, kiè tis Basilìas èxo klisthis; allà anànipson, kràzusa: aghios, àghios, àghios i, o Theòs imòn; dià tis Theotòku, elèison imàs.

Ecco, lo Sposo viene nel mezzo della notte. Beato il servo che Egli troverà desto; indegno, invece, colui che troverà ozioso. Bada, anima mia, di non lasciarti prendere dal sonno, per non essere consegnata alla morte ed esclusa dal Regno. Rientra in te stessa ed esclama: Santo, santo, santo sei, o Dio, per l'intercessione della Madre di Dio, abbi pietà di noi.
 

Ton ninfòna
(exapostilarion)

Τὸν νυμφώνά σου βλέπω, Σωτήρ μου κεκοσμημένον, καὶ ἔνδυμα οὐκ ἔχω, ἵνα εἰσέλθω ἐν αὐτῷ, λάμπρυνόν μου τὴν στολὴν τῆς ψυχῆς, Φωτοδότα, καὶ σώσόν με.

Ton ninfòna su vlèpo, Sotir mu kekosmimènon, kiè èndima uk ècho, ina isèltho en aftò. Lambrinòn mù ti stolìn tis psichìs, Fotodòta kiè sòson me.

Vedo pronta la tua camera nuziale, o Salvatore, ma non ho l'abito per potervi entrare. Rendi splendente la veste dell'anima mia, o Datore di luce, e salvami.