Sinassario

San Giuseppe, il cui nome significa "colui che aumenti", era figlio di Giacobbe e genero di Gioacchino, che fu il padre di Maria Vergine (Mt 1,16). Giuseppe, membro della tribù di Giuda, della famiglia di Davide, viveva a Nazareth ed era falegname. Era già avanti negli anni quando, secondo la volontà di Dio, prese Maria come promessa sposa per proteggerla, sostenerla nel grande mistero dell'incarnazione di Dio, provvedere a lei e assumere il ruolo di suo marito, affinché la gravidanza di Maria, essendo vergine, non destasse scandalo. Giuseppe, prima del suo fidanzamento con la Madonna, era già stato sposato e quelli che sono chiamati "fratelli e sorelle" (Mt 13,55-56) di Gesù, sono i figli di Giuseppe. Dalla Scrittura, sappiamo che San Giuseppe è vissuto almeno fino al dodicesimo anno di vita di Cristo (Lc 2,41-52), e, secondo la tradizione dei Padri, morì prima dell'inizio del ministero pubblico di Cristo.

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Davide, figlio di Dio e antenato di Dio, il grande profeta dopo Mosè, apparteneva alla tribù di Giuda. Egli era il figlio di Isai ed era nato a Betlemme (per questo chiamata la Città di Davide), nel 1085 prima di Cristo. Era ancora giovane quando, secondo il volere di Dio, egli venne unto segretamente dal profeta Samuele e consacrato secondo re degli Israeliti, mentre Saul - privato della grazia divina - era ancora in vita. Al suo trentesimo anno di vita, dopo che Saul venne ucciso in battaglia, Davide fu elevato alla dignità di Re, prima dalla sua stessa tribù, e poi da tutto il popolo israelita, e regnò per quarant'anni. Dopo aver vissuto settant'anni, morì nel 1015 prima di Cristo, dopo aver designato successore al trono suo figlio Salomone.

La storia sacra ha registrato non solo la grazia dello Spirito che abitava in lui fin dalla giovinezza, le sue gesta eroiche in guerra, e la sua grande pietà verso Dio, ma anche le sue colpe e le sue umane mancanze. Ma il suo pentimento fu più grande della sua colpe, e il suo amore per Dio fervido ed esemplare; il suo onore presso Dio era tale che quando suo figlio Salomone cadde in peccato, il Signore gli disse che non avrebbe disgregato il regno durante la sua vita "per amore di Dacide tuo padre" (I Re 11,12). Circa i re di Israele Gesù, il Figlio del Siracide, testimonia: "Tutti, tranne Davide e Ezechia e Giosia, commisero peccati" (Sir 49,4). Il nome di Davide significa "amato".

Il suo melodioso Salterio è il fondamento di tutti i servizi della Chiesa, non c'è un servizio che non sia pieno di salmi e versetti salmici. È stato lo strumento con cui il vecchio Israele vecchio ha lodato Dio, fu usato dagli Apostoli e dal Signore stesso. Esso è talmente impregnato dello spirito di preghiera che i padri monastici lo hanno usato come maestro per la loro conversazione interiore con Dio. Oltre a presentare lo stato e le emozioni dell'anima verso il suo creatore, il Salterio è pieno di profezie sulla venuta di Cristo. Si preannuncia la sua incarnazione: «Abbassò i cieli e discese» (Salmi 17,10), il suo battesimo nel Giordano: «Ti videro le acque, Dio, ti videro e ne furono sconvolte» (76,17), alcuni particolari della sua crocifissione: «Hanno forato le mie mani e i miei piedi .... Si dividono le mie vesti, sul mio vestito gettano la sorte» (21,17.19). «Quando avevo sete mi hanno dato aceto» (68,22), la sua discesa nell'Ade: «Perché non abbandonerai la mia vita nel sepolcro, né lascerai che il tuo santo vela la corruzione» (15:10) e la Resurrezione: «Sorga Dio, i suoi nemici si disperdano» (67,2), la sua Ascensione, «Ascende Dio tra le acclamazioni» (46,6), e così via.

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Per San Giacomo apostolo, si veda il 23 ottobre.

Vangelo

Matteo 2,13-23

Essi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo». Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:Dall'Egitto ho chiamato il mio figlio. Erode, accortosi che i Magi si erano presi gioco di lui, s'infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme e del suo territorio dai due anni in giù, corrispondenti al tempo su cui era stato informato dai Magi. Allora si adempì quel che era stato detto per mezzo del profeta Geremia: Un grido è stato udito in Rama,un pianto e un lamento grande;Rachele piange i suoi figlie non vuole essere consolata, perché non sono più. Morto Erode, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e va' nel paese d'Israele; perché sono morti coloro che insidiavano la vita del bambino». Egli, alzatosi, prese con sé il bambino e sua madre, ed entrò nel paese d'Israele. Avendo però saputo che era re della Giudea Archelào al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nelle regioni della Galilea e, appena giunto, andò ad abitare in una città chiamata Nazaret, perché si adempisse ciò che era stato detto dai profeti: «Sarà chiamato Nazareno».

Epistola

Galati 1,11-19

Vi dichiaro dunque, fratelli, che il vangelo da me annunziato non è modellato sull'uomo; infatti io non l'ho ricevuto né l'ho imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo. Voi avete certamente sentito parlare della mia condotta di un tempo nel giudaismo, come io perseguitassi fieramente la Chiesa di Dio e la devastassi, superando nel giudaismo la maggior parte dei miei coetanei e connazionali, accanito com'ero nel sostenere le tradizioni dei padri. Ma quando colui che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia si compiacque di rivelare a me suo Figlio perché lo annunziassi in mezzo ai pagani, subito, senza consultare nessun uomo, senza andare a Gerusalemme da coloro che erano apostoli prima di me, mi recai in Arabia e poi ritornai a Damasco. In seguito, dopo tre anni andai a Gerusalemme per consultare Cefa, e rimasi presso di lui quindici giorni; degli apostoli non vidi nessun altro, se non Giacomo, il fratello del Signore.