Sinassario

L'anno terzo del regno di Ioiakìm re di Giuda, Nabucodònosor re di Babilonia marciò su Gerusalemme e la cinse di assedio. Il Signore mise Ioiakìm re di Giuda nelle sue mani, insieme con una parte degli arredi del tempio di Dio, ed egli li trasportò in Sennaàr e depositò gli arredi nel tesoro del tempio del suo dio.
 Il re ordinò ad Asfenàz, capo dei suoi funzionari di corte, di condurgli giovani israeliti di stirpe reale o di famiglia nobile, senza difetti, di bell'aspetto, dotati di ogni scienza, educati, intelligenti e tali da poter stare nella reggia, per essere istruiti nella scrittura e nella lingua dei Caldei.
Il re assegnò loro una razione giornaliera di vivande e di vino della sua tavola; dovevano esser educati per tre anni, al termine dei quali sarebbero entrati al servizio del re. Fra di loro vi erano Daniele, Anania, Misaele e Azaria, che il capo dei funzionari di corte rinominò Daniele Baltazzàr; Anania Sadràch; Misaele Mesàch e Azaria Abdènego.

Anania ("Yahve è misericordioso"), Misaele ("Chi è, che cosa è Dio?) e Azaria (" Yah è custode "), devono la loro santità alla loro fede perché si rifiutarono di offrire l'adorazione all'idolo che re Nabuchodonosor aveva fatto costruire e che tutti dovevano adorare. Al loro rifiuto furono gettati in una fornace ardente, ma il fuoco non li bruciava, li conservava incolumi - anche i loro capelli rimasero intatti - perché l'Angelo del Signore, passeggiando nella fornace insieme a loro li proteggeva. I tre fratelli cantarono l'inno di lode a Dio, che viene cantato nella Ode ottava della Santa Settimana con il ritornello:

"Opere tutte del Signore, benedite il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli"

e venendo fuori dalla fornace, senza neppure l'odore del fuoco sulle loro vesti (Daniele 3) affermarono la grandezza di Dio davanti al re.

I tre fanciulli si prefigurarono come la Santa Vergine, Madre di Dio Maria, che pur ricevendo nel suo grembo il fuoco della Divinità, non fu bruciata, ma rimase vergine, proprio come era prima del parto.

Epistola

Ebrei 11,33b-12,2a

Fratelli tutti i santi per fede conquistarono regni, esercitarono la giustizia, conseguirono le promesse, chiusero le fauci dei leoni, spensero la violenza del fuoco, scamparono al taglio della spada, trovarono forza dalla loro debolezza, divennero forti in guerra, respinsero invasioni di stranieri. Alcune donne riacquistarono per risurrezione i loro morti. Altri poi furono torturati, non accettando la liberazione loro offerta, per ottenere una migliore risurrezione. Altri, infine, subirono scherni e flagelli, catene e prigionia. Furono lapidati, torturati, segati, furono uccisi di spada, andarono in giro coperti di pelli di pecora e di capra, bisognosi, tribolati, maltrattati - di loro il mondo non era degno! -, vaganti per i deserti, sui monti, tra le caverne e le spelonche della terra. Eppure, tutti costoro, pur avendo ricevuto per la loro fede una buona testimonianza, non conseguirono la promessa: Dio aveva in vista qualcosa di meglio per noi, perché essi non ottenessero la perfezione senza di noi. Anche noi dunque, circondati da un così gran nugolo di testimoni, deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede.