Sinassario

San Massimo nacque a Costantinopoli nel 580 da nobile famiglia, durante il regno di Tiberio Costantino I (578-582). Sotto Eraclio ricoprì la carica di Primo Segretario e Consigliere Imperiale. Intorno a 613-614 abbandonò ogni onore per entrare in un monastero a Crisopoli. Quando i Persiani invasero la città, nel 626, si rifugiò in Africa assieme a San Sofronio, futuro Patriarca di Gerusalemme. Acceso da divino zelo nel 646 si recò a Roma per esortare Papa San Martino I a riunire un consiglio locale che condannasse l'eresia del monotelismo.

Egli fu il più grande teologo del suo tempo e, al fine di confutare l'eresia del monotelismo ed esporre la verità della fede ortodossa, compose trattati e lettere che ebbero ampia circolazione. Nel 653, a Roma, venne arrestato e costretto a comparire davanti Paolo II, il Patriarca di Costantinopoli, e Pirro, il precedente patriarca, entrambi sostenitori della suddetta eresia, cui aderiva anche l'imperatore Costanzo II (641-668). Fu condannato e subì, pertanto, l'amputazione della mano destra e l'arresto; nel 655 venne trasferito in Tracia, poi a Perberes e, infine nel Caucaso, in esilio, nella fortezza di Schemaris, dove morì in tarda età il 13 agosto 662.

Vangelo

Luca 12,8-12

Inoltre vi dico: Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell'uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio; ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio.
Chiunque parlerà contro il Figlio dell'uomo gli sarà perdonato, ma chi bestemmierà lo Spirito Santo non gli sarà perdonato.
Quando vi condurranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi come discolparvi o che cosa dire; perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire».

Epistola

Filippesi 1,12-20a

 Desidero che sappiate, fratelli, che le mie vicende si sono volte piuttosto a vantaggio del vangelo,  al punto che in tutto il pretorio e dovunque si sa che sono in catene per Cristo;  in tal modo la maggior parte dei fratelli, incoraggiati nel Signore dalle mie catene, ardiscono annunziare la parola di Dio con maggior zelo e senza timore alcuno.  Alcuni, è vero, predicano Cristo anche per invidia e spirito di contesa, ma altri con buoni sentimenti.  Questi lo fanno per amore, sapendo che sono stato posto per la difesa del vangelo;  quelli invece predicano Cristo con spirito di rivalità, con intenzioni non pure, pensando di aggiungere dolore alle mie catene.  Ma questo che importa? Purché in ogni maniera, per ipocrisia o per sincerità, Cristo venga annunziato, io me ne rallegro e continuerò a rallegrarmene.  So infatti che tutto questo servirà alla mia salvezza, grazie alla vostra preghiera e all'aiuto dello Spirito di Gesù Cristo,  secondo la mia ardente attesa e speranza che in nulla rimarrò confuso.