Sinassario

Sant'Eudocimo era della Cappadocia, figlio di genitori pii e illustri, patrizi di rango. Coltivava in particolare la castità e la misericordia, l'una non incontrando mai lo sguardo di una donna, l'altra fornendo allegramente i bisogni dei poveri. Quando fu nominato comandante militare della Cappadocia, continuò nei suoi modi giusti, mostrando misericordia e rettitudine in tutti i suoi rapporti. Avendo vissuto così nella pietà, in silenzio e senza ostentazione, fu chiamato da questa vita all'età di trentatré anni, verso l'anno 840, durante il regno di Teofilo Iconoclasta. Non molto tempo dopo la sua sepoltura, la sua tomba divenne una fonte di infiniti miracoli, poiché Dio rivelò la virtù che Eudocimo aveva cercato di nascondere; quando la sua tomba fu successivamente aperta, il suo corpo fu trovato incorrotto. Le sue sante reliquie furono traslate a Costantinopoli.

Vangelo

Luca 8,16-21

Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la pone sotto un letto; la pone invece su un lampadario, perché chi entra veda la luce. Non c'è nulla di nascosto che non debba essere manifestato, nulla di segreto che non debba essere conosciuto e venire in piena luce. Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha sarà dato, ma a chi non ha sarà tolto anche ciò che crede di avere».
Un giorno andarono a trovarlo la madre e i fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla. Gli fu annunziato: «Tua madre e i tuoi fratelli sono qui fuori e desiderano vederti». Ma egli rispose: «Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica».

Epistola

Romani 8,14-21

 Tutti quelli infatti che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio.  E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: «Abbà, Padre!».  Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio.  E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.
 Io ritengo, infatti, che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi.
 La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio;  essa infatti è stata sottomessa alla caducità - non per suo volere, ma per volere di colui che l'ha sottomessa - e nutre la speranza  di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio.