Sinassario

Il senso di questa ricorrenza si trova nella innologia dei vespri odierni, che al primo dei tre prosòmia recita: «Eccoci giunti alla metà dei giorni che iniziano con la salvifica risurrezione e ricevono il loro sigillo con la divina Pentecoste. Questo giorno risplende dei fulgori che riceve da entrambe, congiunge le due feste ed è venerabile perché annuncia la gloria del Signore».

Vangelo

Giovanni 7, 14-30

Quando ormai si era a metà della festa, Gesù salì al tempio e vi insegnava. I Giudei ne erano stupiti e dicevano: «Come mai costui conosce le Scritture, senza avere studiato?». Gesù rispose: «La mia dottrina non è mia, ma di colui che mi ha mandato. Chi vuol fare la sua volontà, conoscerà se questa dottrina viene da Dio, o se io parlo da me stesso. Chi parla da se stesso, cerca la propria gloria; ma chi cerca la gloria di colui che l'ha mandato è veritiero, e in lui non c'è ingiustizia. Non è stato forse Mosè a darvi la Legge? Eppure nessuno di voi osserva la Legge! Perché cercate di uccidermi?». Rispose la folla: «Tu hai un demonio! Chi cerca di ucciderti?». Rispose Gesù: «Un'opera sola ho compiuto, e tutti ne siete stupiti. Mosè vi ha dato la circoncisione - non che essa venga da Mosè, ma dai patriarchi - e voi circoncidete un uomo anche di sabato. Ora se un uomo riceve la circoncisione di sabato perché non sia trasgredita la Legge di Mosè, voi vi sdegnate contro di me perché ho guarito interamente un uomo di sabato? Non giudicate secondo le apparenze, ma giudicate con giusto giudizio!».
Intanto alcuni di Gerusalemme dicevano: «Non è costui quello che cercano di uccidere? Ecco, egli parla liberamente, e non gli dicono niente. Che forse i capi abbiano riconosciuto davvero che egli è il Cristo? Ma costui sappiamo di dov'è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia». Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure io non sono venuto da me e chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io però lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato». Allora cercarono di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettergli le mani addosso, perché non era ancora giunta la sua ora.

Epistola

Atti 14, 6-18

essi se ne accorsero e fuggirono nelle città della Licaònia, Listra e Derbe e nei dintorni, e là continuavano a predicare il vangelo.
C'era a Listra un uomo paralizzato alle gambe, storpio sin dalla nascita, che non aveva mai camminato. Egli ascoltava il discorso di Paolo e questi, fissandolo con lo sguardo e notando che aveva fede di esser risanato, disse a gran voce: «Alzati diritto in piedi!». Egli fece un balzo e si mise a camminare. La gente allora, al vedere ciò che Paolo aveva fatto, esclamò in dialetto licaonio e disse: «Gli dèi sono scesi tra di noi in figura umana!». E chiamavano Barnaba Zeus e Paolo Hermes, perché era lui il più eloquente.
Intanto il sacerdote di Zeus, il cui tempio era all'ingresso della città, recando alle porte tori e corone, voleva offrire un sacrificio insieme alla folla. Sentendo ciò, gli apostoli Barnaba e Paolo si strapparono le vesti e si precipitarono tra la folla, gridando: «Cittadini, perché fate questo? Anche noi siamo esseri umani, mortali come voi, e vi predichiamo di convertirvi da queste vanità al Dio vivente che ha fatto il cielo, la terra, il mare e tutte le cose che in essi si trovano. Egli, nelle generazioni passate, ha lasciato che ogni popolo seguisse la sua strada; ma non ha cessato di dar prova di sé beneficando, concedendovi dal cielo piogge e stagioni ricche di frutti, fornendovi il cibo e riempiendo di letizia i vostri cuori». E così dicendo, riuscirono a fatica a far desistere la folla dall'offrire loro un sacrificio.

Inni

APOLITIKION

Μεσούσης τῆς ἑορτῆς, διψῶσάν μου τὴν ψυχήν, εὐσεβείας πότισον νάματα ὅτι πᾶσι Σωτὴρ ἐβόησας· ὁ διψῶν, ἐρχέσθω πρός με καὶ πινέτω· Ἡ πηγὴ τῆς ζωῆς, Χριστὲ ὁ Θεὸς δόξα σοι.

Mesoúsis tis heortis, dipsosán mu tin psychìn, eusevías pótison námata hóti pâsi Sōtir ebóisas: Ho dipsō̂n, erchésthō prós me kié pinétō: i pighi tēis zōìs, Christè ho Theòs dóxa si.

A metà della festa, disseta la mia anima assetata ai rivi della pietà. A tutti infatti, o Salvatore hai gridato: chi ha sete venga a me e beva. O fonte della vita, o Cristo Dio, gloria a te.

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KONDAKION

Τῆς ἑορτῆς τῆς νομικῆς μεσαζούσης ὁ τῶν ἁπάντων ποιητής καί δεσπότης πρός τούς παρόντας ἔλεγες, Χριστέ ὁ Θεός· Δεῦτε καί ἀρύσασθαι ὕδωρ ἀθανασίας. Ὅθεν σοι προσπίπτομεν καί πιστῶς ἐκβοῶμεν· Τούς οἰκτιρμούς σου δώρησαι ἡμῖν, σύ γάρ ὑπάρχεις πηγή τῆς ζωῆς ἡμῶν.

Tís eortís tís nomikís mesazoúsis o tón apánton poiitís kié despótis prós toús paróntas éleges, Christé o Theós: Defte kié arýsasthai ýdor athanasías. Óthen si prospíptomen kié pistós ekvoómen: Toús iktirmús sou dórise imín, sý gár ypárchis pighí tís zoís imón.

A metà  della  festa  disposta  dalla Legge,  tu,  Creatore  e  Sovrano  di  tutte le cose, dicevi ai presenti, o Cristo Dio: Venite e attingete l’acqua dell’immortalità.  Noi  dunque  ci  gettiamo  ai  tuoi piedi,  e  con  fede  gridiamo:  Donaci  la tua multiforme compassione, perché tu sei la sorgente della nostra vita.