Sinassario

San Mitrofane visse a cavallo tra il III e il IV secolo. Sebbene fosse figlio di genitori pagani si convertì al cristianesimo in giovane età; si trasferì a Bisanzio quando ormai le persecuzioni degli imperatori romani stavano giungendo al termine. Tra il 315 e il 325 divenne vescovo di Bisanzio, lo stesso periodo in cui l'imperatore Costantino il Grande fece di Bisanzio la capitale dell'Impero Romano. San Mitrofane, a causa della sua tarda età, non potè prendere parte al Primo Concilio Ecumenico di Nicea del 325, ma vi inviò il sacerdote Alessandro come suo delegato. Morì quello stesso anno e fu sepolto da san Giacomo di Nisibi, uno dei Padri presenti al Primo Concilio Ecumenico.

Vangelo

Giovanni 10,1-9

«In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori. E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono che cosa significava ciò che diceva loro.
Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo.

Epistola

Ebrei 7,26-8,2

 Tale era infatti il sommo sacerdote che ci occorreva: santo, innocente, senza macchia, separato dai peccatori ed elevato sopra i cieli;  egli non ha bisogno ogni giorno, come gli altri sommi sacerdoti, di offrire sacrifici prima per i propri peccati e poi per quelli del popolo, poiché egli ha fatto questo una volta per tutte, offrendo se stesso.  La legge infatti costituisce sommi sacerdoti uomini soggetti all'umana debolezza, ma la parola del giuramento, posteriore alla legge, costituisce il Figlio che è stato reso perfetto in eterno.

 Il punto capitale delle cose che stiamo dicendo è questo: noi abbiamo un sommo sacerdote così grande che si è assiso alla destra del trono della maestà nei cieli,  ministro del santuario e della vera tenda che il Signore, e non un uomo, ha costruito.