Sinassario

Il grande Eutimio fuggì segretamente da Melitene, in Armenia, sua città natale, e andò da Laura di Pharan, a sei miglia da Gerusalemme. Lì, tra i suoi compagni ascetici, trovò un monaco chiamato Teoctisto. La ricerca delle stesse fatiche ideali e comuni ha unito i loro cuori in un'amicizia molto forte. Le loro anime erano mescolate in così grande affetto spirituale che ognuna era, per così dire, nell'anima dell'altro. Tutto ciò che si pensava, l'altro sapeva perfettamente. Uniti in una così grande fraternità di aspirazioni, si ritirarono ogni anno nel deserto di Coutila, lontano da tutte le preoccupazioni umane, dall'ottavo giorno dopo Teofania fino alla Domenica delle Palme. Dopo aver osservato questa pratica per cinque anni a Pharan, scelsero una grande grotta e vi stabilirono la loro dimora. Una folla considerevole venne ad Eutimio. Il grande anacoreta spostò la cura di tutti coloro che vennero da lui sul benedetto Teoctisto, che non avendo mai conosciuto la disobbedienza, si diede subito ai voleri del suo padrone e si sbarazzò di tutto secondo i suoi desideri (411). Dopo molti anni, Saint Teoctisto si ammalò gravemente. Ha affidato la sua anima a Dio il 3 settembre 467 e fu sepolto da Sant'Eutimio, coadiuvato da Anastasio, il patriarca di Gerusalemme.

Epistola

Ebrei 13,7-16

 Ricordatevi dei vostri capi, i quali vi hanno annunziato la parola di Dio; considerando attentamente l'esito del loro tenore di vita, imitatene la fede.  Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre!  Non lasciatevi sviare da dottrine diverse e peregrine, perché è bene che il cuore venga rinsaldato dalla grazia, non da cibi che non hanno mai recato giovamento a coloro che ne usarono.  Noi abbiamo un altare del quale non hanno alcun diritto di mangiare quelli che sono al servizio del Tabernacolo.  Infatti i corpi degli animali, il cui sangue vien portato nel santuario dal sommo sacerdote per i peccati, vengono bruciati fuori dell'accampamento.  Perciò anche Gesù, per santificare il popolo con il proprio sangue, patì fuori della porta della città.  Usciamo dunque anche noi dall'accampamento e andiamo verso di lui, portando il suo obbrobrio,  perché non abbiamo quaggiù una città stabile, ma cerchiamo quella futura.  Per mezzo di lui dunque offriamo continuamente un sacrificio di lode a Dio, cioè il frutto di labbra che confessano il suo nome.
 Non scordatevi della beneficenza e di far parte dei vostri beni agli altri, perché di tali sacrifici il Signore si compiace.