Sinassario

Questa terza domenica di Pasqua la Chiesa la dedica alle donne chiamate Miròfore cioè portatrici degli oli, che di buon mattino, il primo giorno dopo il sabato, si recarono al sepolcro per ungere il corpo del Signore e completarne la sepoltura. Queste donne, trepidanti, spaventate e addolorate, per la strada, con gli oli e le bende che sarebbero servite ad avvolgere il corpo del Signore, si chiedevano tra di loro chi le avrebbe aiutate a spostare il grande masso che copriva l'ingresso della tomba. Ma al loro arrivo trovarono il sepolcro aperto e un angelo che diede loro l'annuncio della risurrezione: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l'avevano deposto [...]».

In questo stesso giorno si fa memoria anche del nobile Giuseppe di Arimatea, che si prodigò, dopo la crocifissione affinché i romani restituissero il corpo del Signore. Giuseppe con un lenzuolo coprì il corpo del Signore e lo depose in un sepolcro nuovo di sua proprietà. Si ricorda anche Nicodemo, il discepolo che di notte visitò il Signore e chiese come era possibile rinascere una seconda volta (Gv 3,4).

Vangelo

Marco 15, 43 - 16, 8

Giuseppe d'Arimatèa, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anche lui il regno di Dio, andò coraggiosamente da Pilato per chiedere il corpo di Gesù. Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, lo interrogò se fosse morto da tempo. Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe. Egli allora, comprato un lenzuolo, lo calò giù dalla croce e, avvoltolo nel lenzuolo, lo depose in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare un masso contro l'entrata del sepolcro. Intanto Maria di Màgdala e Maria madre di Ioses stavano ad osservare dove veniva deposto. Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a imbalsamare Gesù. Di buon mattino, il primo giorno dopo il sabato, vennero al sepolcro al levar del sole. Esse dicevano tra loro: «Chi ci rotolerà via il masso dall'ingresso del sepolcro?». Ma, guardando, videro che il masso era già stato rotolato via, benché fosse molto grande. Entrando nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d'una veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l'avevano deposto. Ora andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto». Ed esse, uscite, fuggirono via dal sepolcro perché erano piene di timore e di spavento. E non dissero niente a nessuno, perché avevano paura.

Epistola

Atti 6, 1-7

In quei giorni, mentre aumentava il numero dei discepoli, sorse un malcontento fra gli ellenisti verso gli Ebrei, perché venivano trascurate le loro vedove nella distribuzione quotidiana. Allora i Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero: «Non è giusto che noi trascuriamo la parola di Dio per il servizio delle mense. Cercate dunque, fratelli, tra di voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di saggezza, ai quali affideremo quest'incarico. Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al ministero della parola». Piacque questa proposta a tutto il gruppo ed elessero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timòne, Parmenàs e Nicola, un proselito di Antiochia. Li presentarono quindi agli apostoli i quali, dopo aver pregato, imposero loro le mani.
Intanto la parola di Dio si diffondeva e si moltiplicava grandemente il numero dei discepoli a Gerusalemme; anche un gran numero di sacerdoti aderiva alla fede.

Inni

APOLITIKION

τε κατῆλθες πρὸς τὸν θάνατον, ἡ Ζωὴ ἡ ἀθάνατος, τότε τὸν ᾍδην ἐνέκρωσας τῇ ἀστραπῇ τῆς Θεότητος, ὅτε δὲ καὶ τοὺς τεθνεῶτας ἐκ τῶν καταχθονίων ἀνέστησας, πᾶσαι αἱ Δυνάμεις τῶν ἐπουρανίων ἐκραύγαζον· Ζωοδότα Χριστὲ ὁ Θεὸς ἡμῶν δόξα σοι.

Ote katìlthes pros ton thànaton, * i zoì i athànatos, * tòte ton Àdhin enèkrosas * ti astrapì tis Theòtitos; * òte dhè ke tus tethneòtas * ek ton katachthonìon anèstisas, * pàse e Dhinàmis * ton epuranìon ekràvgazon: * Zoodhòta Christè, * o Theòs imòn, dhòxa si.

Quando Tu, vita immortale, discendesti incontro alla morte, allora annientasti l’Inferno col fulgore della Divinità; ma allorché risuscitasti i morti dai luoghi sotterranei, tutte le potenze sovracelesti esclamarono: Cristo, Dio nostro, datore di vita, gloria a Te!

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εὐσχήμων Ἰωσήφ, ἀπὸ τοῦ ξύλου καθελών, τὸ ἄχραντόν σου Σῶμα, σινδόνι καθαρᾷ εἱλήσας καὶ ἀρώμασιν, ἐν μνήματι καινῷ κηδεύσας ἀπέθετο· ἀλλὰ τριήμερος ἀνέστης Κύριε, παρέχων τῷ κόσμῳ τὸ μέγα ἔλεος.

O efskìmoni Josif apo tu xìlu kathelòn, to achrandòn su sòma, sindòni katharà, ilìsas kiè aròmasin, en mnìmati kenò kidèfsas apètheto. Allà triìmeros anéstis o kirie, parechon to kòsmo to mega éleos.

Il nobile Giuseppe, deposto dalla Croce l'immacolato tuo corpo, l'avvolse in un bianco lenzuolo e cosparsolo di aromi, gli rese i funebri onori e lo depose in un sepolcro nuovo. Ma tu il terzo giorno sei risorto o Signore per donare al mondo la grande misericordia.

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Ταῖς μυροφόροις Γυναιξί, παρὰ τὸ μνῆμα ἐπιστάς, ὁ Ἄγγελος ἐβόα· Τὰ μύρα τοῖς θνητοῖς ὑπάρχει ἁρμόδια, Χριστὸς δὲ διαφθορᾶς ἐδείχθη ἀλλότριος· ἀλλὰ κραυγάσατε· Ἀνέστη ὁ Κύριος, παρέχων τῷ κόσμῳ τὸ μέγα ἔλεος.

Tes mirofòris ghinnexì parà to mnìma epistàs, o anghelos evòa. Ta mira tis thnitìs ipàrchi armòdia, Xristòs de diafthoràs edichthi allòtrios. Allà kravgàsate anéstis o kirie, parechon to kòsmo to mega éleos.

Fermatosi dinnanzi alla tomba, l'Angelo alle donne recanti aromi gridò: gli aromi si addicono ai mortali, Cristo invece s'è mostrato alieno da ogni corruzione. E voi gridate dunque: è risorto il Signore per donare al mondo la grande misericordia.

 

KONDAKION

Εἰ καὶ ἐν τάφῳ κατῆλθες ἀθάνατε, ἀλλὰ τοῦ Ἄδου καθεῖλες τὴν δύναμιν, καὶ ἀνέστης ὡς νικητής, Χριστὲ ὁ Θεός, γυναιξὶ Μυροφόροις φθεγξάμενος, Χαίρετε, καὶ τοὶς σοὶς Ἀποστόλοις εἰρήνην δωρούμενος ὁ τοὶς πεσοῦσι παρέχων ἀνάστασιν.

I kiè en tafo katiltès atànate, allà tu adhu kathilès tin dhìnamin, kiè anèstis os nikitìs Kristè o Theòs, yinexì Mirofòris fthexàmenos, chièrete, kiè tis si Apòstolis irìnin dhorùmenos o tìs pesùsi parèchon anàstasin.

Sei disceso nella tomba, o Immortale, e all'incontro hai distrutta la potenza dell'inferno e sei risorto qual vincitore; o Cristo Dio, esclamando alle donne che ti recavano aromi: salve! e hai concesso la pace ai tuoi Apostoli, tu che dai ai peccatori la risurrezione.